Caspal e la bellezza dei piccoli momenti
- Redazione
- 23 apr
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«Guardando ai manufatti del passato, avevamo voglia di fare tesoro di quello che è stato, però per proporre qualcosa che sia totalmente attuale»
«Volevamo concentrarci su questo concetto: le piccole cose, no? Ridare risalto, importanza anche al piccolo rito che hai magari nel tuo caffè che ti prendi la mattina o la sera, anche se torni a casa e magari è stata una giornata un po’ così…».
È così che inizia il racconto di Caspal, un progetto nato con l’intenzione precisa di tornare a guardare con occhi nuovi quei piccoli gesti quotidiani che troppo spesso passano inosservati.
Fondato da Biagio Castellani e Federica Paoli, Caspal si distingue per la sua attenzione ai dettagli e per l'uso di materiali pregiati, creando pezzi unici che raccontano di eleganza e innovazione. Una visione che parte dal desiderio profondo di riportare attenzione, cura e una certa dolcezza nel modo in cui viviamo gli spazi e i riti domestici.
Caspal si allontana volutamente dalle logiche del design "da catalogo", per avvicinarsi invece a una dimensione più personale, più umana. È un invito a ritrovare connessione con sé stessi, anche solo attraverso un sottobicchiere, un cestino, un piatto.
«Ci facciamo ispirare da quei piccoli rituali che ti fanno riconnettere con te stesso, con il tuo mondo, con la casa», racconta Paoli, designer e co-founder di Caspal. Ogni oggetto della prima collezione – composta da sottobicchieri, piattini, candelieri e portabottiglie – porta con sé questo spirito: materiali scelti con attenzione, forme essenziali, una lavorazione artigianale che predilige l’unicità alla serialità.
Argento e ottone si trasformano in piccoli dettagli che impreziosiscono la quotidianità senza ostentazione, con la naturalezza delle cose vere. «Abbiamo avuto un approccio soft, con dei prodotti piccoli, per poi capire come evolvere con il giusto ritmo, rispettando la nostra identità e le possibili lavorazioni» continua Paoli.
Caspal è un progetto che vive tra due mondi apparentemente lontani ma profondamente intrecciati: la città e la campagna. Milano, con la sua energia creativa, è il luogo del lavoro e della visione; la Toscana, invece, è rifugio e radice, terra fertile da cui attingere ispirazione e tempo lento.
«Appena possiamo torniamo in Toscana: viviamo in campagna, abbiamo un sacco di olivi, produciamo il nostro olio. È davvero una piccola produzione, per uso personale nostro», continua Paoli. Ed è proprio in questo ritmo più umano, immerso nella natura, che prende forma l’idea dell’intreccio: gesto antico, sapiente, tramandato, che diventa anche simbolo del legame tra le cose, tra passato e presente.
«Mi piaceva questa cosa dei cestini alla Jane Birkin. Ho riscoperto un artigiano che conoscevo già, che fabbrica i cestini con il legno d'ulivo. È venuto da noi dopo che avevamo potato gli ulivi e si è preso i rametti per intrecciare e fare i suoi cesti. Da lì in poi ci ha insegnato quest’arte, ci ha fatto appassionare», spiega Paoli. Non è solo una questione di estetica: è la volontà di immergersi in una tradizione e impararne il linguaggio, riconoscerne il valore. Il sapere manuale, oggi più che mai, diventa forma di resistenza al consumo veloce. E Caspal sceglie di custodirlo, con rispetto e curiosità.
«Chi è tecnico, quando vede un cestino o un manufatto, riesce a capire da che scuola si sia riferito l’artigiano, riesce a riconoscere la mano». Le scuole di intreccio che Caspal ha incontrato lungo il cammino – da quella inglese a quella sarda – sono come piccole mappe di saperi, ognuna con le sue regole, i suoi ritmi, il suo tratto. E proprio da questo studio, da questa immersione nelle tecniche tradizionali, nasce il sogno di un oggetto simbolico: un intreccio d’argento. «Guardando ai manufatti del passato, avevamo voglia di fare tesoro di quello che è stato, però per proporre qualcosa che sia totalmente attuale».
Il ricordo di un oggetto di famiglia si fa spinta progettuale, visione, desiderio. Paoli racconta: «a casa, mia madre aveva dei sottobicchieri, credo degli anni Sessanta, in argento intrecciato. Ci siamo detti: questo è il connubio perfetto». Il connubio tra materia e memoria, tra funzione e poesia, tra saper fare e volontà di custodire un gesto.
Nasce così Entrelacés, la nuova collezione di Caspal presentata durante la Milano Design Week 2025, che si fa portavoce di un’estetica dell’intreccio come metafora relazionale, ma anche come dichiarazione di intenti sulla lavorazione artigianale, sulla lentezza e sull’attenzione ai dettagli.
La collezione parte da una suggestione visiva e affettiva, quella dei sottobicchieri vintage in argento intrecciato della madre di Paoli: piccoli oggetti, forse marginali, ma con dentro una potenza evocativa che parla di case abitate, di tavole imbandite, di gesti quotidiani che diventano rituali. «Abbiamo detto: proviamo a farli. Tutti ci hanno dato dei pazzi… erano delle lavorazioni che si facevano in passato, ma che adesso non si fanno più. Innanzitutto non c’è più la manualità, la maestria delle persone che sanno fare questa cosa. E poi sarebbe una cosa molto costosa, molto complicata» spiega Castellani. Eppure, proprio questa difficoltà è diventata parte integrante del progetto: non solo come sfida tecnica, ma come dichiarazione d’amore verso una sapienza da non lasciare andare.
Per questo, Entrelacés non si limita a replicare un’immagine nostalgica, ma la trasforma in qualcosa di attuale, concreto, vivo. L’intreccio, da dettaglio decorativo, diventa linguaggio progettuale. Ogni oggetto – dai sottobicchieri alle posate, dai piccoli vassoi alle tovagliette – è pensato come un racconto di intrecci: tra materiali (il metallo e il legno), tra mani (quelle di chi disegna, chi produce, e quelle di chi apparecchia), tra ricordi e nuovi significati.
Il risultato è una collezione che ha la leggerezza di un gesto gentile e la forza di un’identità precisa. Non c’è ostentazione, ma una coerenza che abita ogni dettaglio.
L’intreccio è anche un modo per parlare di relazione, del prendersi cura attraverso la mise en place, del modo in cui un oggetto può suggerire un’attitudine. Per Caspal, apparecchiare non è mai un atto neutro: è un modo di abitare il tempo, di rendere prezioso lo spazio del quotidiano.
Entrelacés porta tutto questo sulla tavola con discrezione e presenza, proponendo forme morbide, proporzioni calibrate, texture che invitano al tatto. Ogni pezzo è pensato per essere non solo bello, ma soprattutto giusto: nel peso, nel colore, nella storia che racconta.
La collezione segna anche un’evoluzione nel percorso del brand: è la più complessa e ambiziosa mai realizzata, e anche la più densa di significato. Presentata in un allestimento immersivo durante la design week, ha saputo attirare uno sguardo curioso, quello di chi cerca nei progetti non solo l’estetica, ma anche la narrazione, il posizionamento valoriale, l’impegno per un fare consapevole. Il metallo intrecciato, che torna in vari elementi della collezione, diventa così simbolo di una connessione tra passato e futuro, tra bellezza e funzione, tra idea e realtà.
E se l’intreccio è, per sua natura, qualcosa che tiene insieme, allora Entrelacés è una collezione che custodisce e lega: storie familiari e slanci progettuali, visioni individuali e collaborazioni collettive, artigianato e contemporaneità. È il racconto di una tavola che non ha bisogno di essere spettacolare per essere speciale, perché già nell’intenzione di chi la prepara c’è tutta la sua forza.
Per la filosofia di Caspal, quello che conta, forse più del risultato, è proprio l’intenzione: voler creare qualcosa che abbia un senso, un’anima, una storia da raccontare. Che accompagna la nostra vita quotidiana.
Caspal è una dichiarazione d’amore al tempo che scorre, alla tavola apparecchiata anche solo per sé, al gesto apparentemente banale che restituisce pienezza.