Kristopher Wander: la tavola tra vintage e libertà di interpretazione
- Redazione

- 4 mar
- Tempo di lettura: 3 min
In conversazione con Kristina Prilipko, founder di Kristopher Wander
«Troppo spesso teniamo chiusi in un armadio piatti, posate o bicchieri ‘troppo belli per essere usati’. Ma se rimangono lì, chi li ricorda davvero?»
Apparecchiare la tavola è un gesto semplice, quotidiano, ma anche un’arte. Non si tratta solo di disporre piatti e posate, ma di creare un’atmosfera, di dare importanza al momento.
Un tempo, ogni oggetto sulla tavola aveva un valore: il lino della tovaglia tramandato di generazione in generazione, i bicchieri sottili, incisi con motivi delicati, le posate di vero metallo che portavano il segno del tempo. C’era una ritualità nel preparare la tavola, un’attenzione ai dettagli che oggi rischia di perdersi tra oggetti usa e getta e minimalismi impersonali.
Mentre il mondo corre veloce, Kristina Prilipko sceglie di rallentare, di tornare indietro per riportare il passato nel presente. Il suo progetto, Kristopher Wander, nasce da una fascinazione profonda per tutto ciò che appartiene a un tempo in cui gli oggetti avevano un’anima e il quotidiano era intriso di ritualità. «Ho sempre avuto la sensazione di essere nata nell’epoca sbagliata», racconta. «C’è qualcosa nel passato che mi affascina profondamente: il modo in cui le persone si vestivano, come apparecchiavano la tavola, il valore che davano agli oggetti di uso quotidiano.»
La passione per il vintage ha trovato una svolta in un luogo insolito: un episodio di Peaky Blinders. «Può sembrare ridicolo, ma ho ammirato ogni dettaglio della serie. Si nota subito la differenza: anche le persone più umili indossavano tessuti veri, come cotone e lana, materiali che oggi sono diventati un lusso.» Questo sguardo attento ai materiali, ai dettagli, alla qualità quasi dimenticata, è diventato il cuore pulsante del suo approccio. «Oggetti come posate, piatti o bicchieri non erano solo funzionali, ma creati con una cura incredibile, cosa che oggi si sta perdendo.»
Nel suo quotidiano, Kristina non colleziona semplicemente oggetti del passato: li vive. Il vaso di cristallo della nonna, che ogni giorno ospita fiori freschi, è il simbolo di questa filosofia. «Troppo spesso teniamo chiusi in un armadio piatti, posate o bicchieri ‘troppo belli per essere usati’. Ma se rimangono lì, chi li ricorda davvero? Io ho deciso di usarli, di farli parte della mia quotidianità, perché ogni oggetto ha una storia e usarlo è il modo migliore per farla continuare.»
In fondo, allestire una tavola è come cucinare: un gesto di cura e di amore. Scegliere oggetti che hanno un valore affettivo, che raccontano una storia, significa dare importanza non solo alla tavola stessa, ma anche a chi vi si siede attorno.
Un piatto decorato a mano con minuscole fioriture blu, una brocca in ceramica smaltata che porta ancora i segni del tempo, un tovagliolo in lino ricamato con le iniziali di una bisnonna: ogni dettaglio è una piccola finestra su un’epoca passata.
C’è una bellezza nel sapere che le posate in argento che oggi sfiorano le nostre dita sono le stesse che un tempo hanno apparecchiato pranzi di famiglia, che le candele accese su un antico candelabro hanno illuminato conversazioni e risate lontane. È un modo per celebrare il cibo, per renderlo ancora più prezioso, perché anche la bellezza contribuisce al piacere della condivisione.
Questa sensibilità si riflette anche nell’organizzazione di eventi, dove nulla è lasciato al caso. «Mi piace partire da piccole idee e trasformarle in qualcosa di unico. Spesso mentre realizzo un’idea, me ne vengono altre.» Così, un vecchio lenzuolo diventa una ghirlanda per una Movie Night, rami che erano stati scartati si trasformano in un centrotavola per una cena invernale. «Per decorare una tavola invernale, ho recuperato rami che stavano per essere buttati, rendendo l’allestimento più autentico.» Il gesto di riutilizzare elementi naturali e dargli nuova vita riflette perfettamente il suo approccio: non serve molto per creare atmosfera, basta guardare con occhi diversi ciò che ci circonda. A volte, basta davvero poco per dare alla tavola un tocco di poesia.
Non c’è rigidità nelle sue scelte, solo libertà di interpretazione. «Ho usato una ciotola da zucchero come salsiera, ma sarebbe perfetta anche per il sapone.» Il vintage per lei non è solo nostalgia, ma creatività, possibilità di riscrivere la funzione degli oggetti, di reinterpretarli. «A volte penso che alcune idee siano stupide, ma poi, quando le vedo realizzate, mi accorgo che è proprio la loro originalità a renderle speciali.»
Il passato non è solo memoria: è un linguaggio, un modo di abitare il presente con più consapevolezza. Kristina lo sa bene e, con Kristopher Wander, lo rende una piccola rivoluzione quotidiana.













