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Il sapore unico che viene dall’amore con cui cuciniamo: li-sei deli, la casa coreana in centro a Milano

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 6 feb
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 20 feb

In conversazione con Okhee, cuoca e proprietaria di li-sei deli


«È quel sapore unico che viene dall’amore con cui cuciniamo. Nessuno lo può imitare, perché è innato, è un gesto d’amore verso le persone e il cibo.»


Tra la darsena e Porta Genova, nel cuore di Milano, li-sei deli è un piccolo angolo di cultura coreana che racconta una storia dalle radici molto profonde. L’aria profuma di riso, le luci sono calde e soffuse, e il calore del legno e del muro in mattoni grezzi fa percepire una sensazione particolare, come se fossimo appena tornati a casa da un viaggio.


Ci si siede ai tavolini in legno d’antiquariato, e si ordina un bibimbap, piatto iconico della cultura coreana, ma che al li-sei deli assume un significato ancora più speciale. Qui infatti, la proprietaria Okhee e suo marito hanno voluto aprire un locale dove far assaggiare piatti tradizionali fatti con le loro mani e per trasmettere tutto l’amore per le loro origini.



Okhee, come racconta, porta con sé un’eredità che attraversa generazioni, continenti e una cultura profondamente radicata nel cibo, inteso come identità e amore. Parte della terza generazione di una famiglia coreana, è nata e cresciuta in Giappone. La sua famiglia si trasferì durante la colonizzazione giapponese, un periodo storico estremamente complesso. «I miei nonni sono arrivati in Giappone in quel periodo e, nonostante le difficoltà, hanno sempre mantenuto una forte connessione con la cultura coreana,» racconta. Cultura che passa anche - e soprattutto, come spesso accade - attraverso la cucina. «Quando ero piccola, sulla nostra tavola non mancava mai il kimchi. Crescendo, ho capito quanto fosse importante preservare questa parte della mia identità.»


Kimchi che Okhee ha portato in Italia ormai quasi 30 anni fa, quando si è innamorata della cultura e ha deciso di trasferirvisi. Qui ha incontrato suo marito, coreano ma cresciuto in un contesto culturale molto diverso. «Siamo della stessa nazionalità, ma non ha vissuto questa cultura particolare che ho vissuto io. Spesso mi chiedono se sono Giapponese, ma no, io rispondo che sono Coreana».


Ed è per questo che Okhee ha iniziato a cucinare, prima per gli amici, poi nel suo deli, dove il cibo non è solo nutrimento, ma racconta storie di identità e amore.

Certo, Okhee ha avuto di fronte a sé un esempio che la ha molto influenzata nel suo sogno di aprire un locale coreano a Milano. Li-sei prende infatti il nome dalla caffetteria di sua madre, aperta a Kyoto più di 25 anni fa: «Come me, mia mamma è appassionata di antiquariato, e nel suo locale si respira tutta la nostra cultura. Il piatto più popolare è il bibimbap, che rappresenta perfettamente le nostre radici: un piatto semplice e di campagna, fatto di riso e verdure mescolate.»



Nel creare il menu di li-sei deli, Okhee ha voluto rendere omaggio proprio alla creatività della madre, adattandola al contesto italiano. «In Corea, il bibimbap è un piatto popolare e autentico: qui lo preparo con verdure di stagione e kimchi fatti in casa. È un modo per mantenere viva la mia identità e condividerla con gli altri.» E il suo bibimbap - come è accaduto per sua madre - non è solo un piatto: è il simbolo della sua storia familiare, un ponte tra passato e presente. Una “mescolanza” di riso, verdure e kimchi, ma anche di cultura coreana, giapponese, e ora anche italiana.


Ma la filosofia di li-sei va oltre il menu, abbraccia ogni aspetto del ristorante, come la location e gli arredi: «Quando abbiamo aperto, durante il lockdown, e ho visto questo spazio per la prima volta, era una ex pokeria. Ma quando ho visto il muro in mattoni, me ne sono innamorata. Con mio marito, che è laureato a Brera, lo abbiamo trasformato, arredandolo da soli, portando oggetti da casa, creando un ambiente che fosse accogliente e autentico.»


Guardandosi attorno ogni dettaglio racconta una storia: dai cestini sulle mensole in alto della cucina, allo specchio sopra la porta, ultimo acquisto al mercato dell’antiquariato sui navigli, fino alla coppia lampade a fiore acquistate da Okhee anni prima, già pensando a un locale tutto suo. E li-sei deli non è solo un ristorante, è una casa, con una cucina aperta e desiderosa di soddisfare anche il palato più esigente: «mi piace ricevere richieste particolari dai clienti, preparare piatti su misura per loro. Con la cucina a vista, sembra quasi di mangiare tutti insieme, come in una famiglia.»


E i piatti tipici di questa famiglia allargata sono certo il bibimbap e il pollo fritto coreano, che riuniscono in un unica ricetta tradizione e sapori autentici. Per Okhee, però, il cibo è molto più di un semplice nutrimento: è una cura. «Il bibimbap è un piatto completo, ricco di verdure di stagione e germogli di soia, che fanno bene allo stomaco e aiutano a depurare. Poi c’è l’omija cha, tisana coreana ai cinque gusti: salato, dolce, amaro, piccante e aspro. È un rimedio antico che, a seconda di come viene percepito, aiuta a capire come sta il corpo.»

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Li-sei deli è tutto questo, ed è difficile trovare le parole per descrivere l’atmosfera che vi si respira: è un luogo dove si sente calore, amore e autenticità. E se c’è una parola che lo descrive al meglio, Okhee non ha dubbi: è sonmat (손맛), che in italiano lei traduce come “il sapore, il tocco della mano”. «È quel sapore unico che viene dall’amore con cui cuciniamo, quell’energia che trasforma una ricetta in qualcosa di speciale. Nessuno lo può imitare, perché è innato, è un gesto d’amore verso le persone e il cibo; è un concetto che mi affascina molto, soprattutto perché sembra rendere il cibo ancora più intimo».


E una volta che lo si è provato, che ci si è trovati davanti un bibimbap preparato con amore da Okhee, che si è respirata quell’aria profumata di riso, non si torna indietro. Ogni volta che entreremo dalla soglia, accolti da Okhee e da suo marito, per noi quello sarà sempre profumo di casa. La nostra casa coreana a Milano.

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