top of page

Dal Giappone: Awaken, il matcha che insegna a rallentare

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 9 set
  • Tempo di lettura: 4 min

«È un mondo infinito e affascinante, e il mio desiderio è condividerlo con quante più persone possibili».


Il matcha non è un the come gli altri: è polvere finissima di foglie cresciute all’ombra e macinate lentamente a pietra, un connubio di storia, cultura e rituale.


In Giappone accompagna la cerimonia del the da secoli, simbolo di disciplina e meditazione, ma oggi affascina anche il mondo contemporaneo perché racchiude in una tazza l’idea di presenza e lentezza.


Ciò che rende queste foglie diverse da tutte le altre è l'ombreggiatura, nelle settimane che precedono la raccolta: al riparo dalla luce diretta le foglie di matcha producono più clorofilla, diventando di un verde intenso, e accumulano l-teanina, l’amminoacido che regala dolcezza umami e rilassa il corpo.


A differenza di un normale the verde, in cui le foglie vengono infuse e poi scartate, nel matcha si beve infatti la foglia intera: un’esplosione di nutrienti, antiossidanti, caffeina bilanciata dalla l-teanina che sostiene senza agitare. È un’energia morbida, che tiene svegli senza scosse, e al tempo stesso invita a rallentare. Prepararlo non significa soltanto bere, ma fermarsi, osservare, respirare.



È in questo spazio che nasce Awaken. «Durante un periodo stressante, per me era diventato fondamentale avere dei rituali che mi permettessero di rallentare, riconnettermi con me stessa e non iniziare la giornata in modo frenetico», racconta Saraya Van Dreumel, fondatrice del brand. Da quell’urgenza personale, unita alla ricerca di un matcha che fosse davvero all’altezza dei più alti standard qualitativi, prende forma un progetto che intreccia cura, studio e visione.


Trovare la perfetta qualità di matcha non è stato semplice: «ci ho messo due anni e ho provato venticinque varietà e farm prima di trovare quella

giusta. Non cercavo solo un the buono, volevo che fosse biologico, privo di pesticidi e contaminazioni. E non bastava il certificato di coltivazione biologica: volevo vedere i test di laboratorio» racconta.


La risposta è arrivata a Kagoshima, nel sud del Giappone, da un contadino che lavora in modo radicale: niente prodotti chimici o naturali, solo compost autoprodotto fermentato per quattro anni. Le piante vengono raccolte dopo cinque anni (a differenza dei matcha più comuni, le cui foglie vengono raccolte al terzo anno) così che le radici scendano più in profondità e assorbano più nutrienti. Anche la selezione delle foglie è estrema: non le ultime otto, ma solo le ultime quattro, più sottili e ricche di l-teanina. «Il risultato è un matcha con livelli altissimi di l-teanina, l’amminoacido che dà la dolcezza umami e rilassa il corpo».


Il blend porta la firma di un master blender, artigiano che in Giappone dedica la vita a bilanciare cultivar diversi. «Nel caffè spesso si pensa che il single origin sia più pregiato, ma per il matcha non è così. Un blend ben fatto unisce il meglio di due cultivar: uno porta l’umami, l’altro note floreali. È un’arte», spiega Van Dreumel.


E il valore si riflette nell’esperienza di chi lo assaggia: «Quando faccio assaggiare il mio matcha, la reazione è sempre la stessa: wow. Dolce, morbido, buono. Non amaro, non astringente. Questo mi rende orgogliosa: sapere che ho un prodotto che non solo fa bene, ma porta anche un momento di piacere autentico».


Awaken non è solo un the, ma offre anche esperienze, retreat e workshop che nascono per trasmettere la conoscenza del mondo del matcha: «non volevo solo mettere un altro prodotto nel mondo. Volevo che le persone capissero cosa c’è dietro, che imparassero a prepararlo da sole senza sentirsi intimidite. È un momento di connessione, dove si stacca dal resto e si creano anche relazioni nuove».



Il rituale del matcha è un invito a rallentare. Ciotola, frustino di bambù, acqua minerale portata tra i 70 e gli 80 gradi. «Non serve forza, dev’essere un gesto delicato, disegnando una W o una M con il chasen. È un movimento che rilassa già di per sé». Per chi inizia, Van Dreumel suggerisce di non berlo a stomaco vuoto: «Io al mattino lo preparo con il latte, ma può essere gustato puro, con acqua calda o anche fredda, con ghiaccio. È bello anche sperimentare: l’acqua di cocco, i diversi tipi di latte… Ma la base resta: un matcha di qualità puoi berlo puro e ti lascia in bocca un retrogusto dolce e cremoso».


Accanto al the, Awaken ha dato vita a una piccola collezione di oggetti che accompagnano il rituale del matcha: kit da viaggio, ciotole e teiere giapponesi, t-shirt e bullet journal. Il progetto è infatti in continua crescita: in arrivo nuovi the giapponesi, un culinary grade per la cucina e altri cultivar da esplorare. «È un mondo infinito e affascinante, e il mio desiderio è condividerlo con quante più persone possibili».


Awaken non è solo un brand, è una promessa. Un tempo lento, consapevole, che si ritaglia ogni giorno con un gesto semplice: sciogliere con pazienza il matcha in una tazza. Da lì parte un respiro diverso, un’occasione per guardarsi dentro e riconnettersi.

bottom of page