Barolo en Primeur e la nuova grammatica della filantropia
- Maria Bellotto

- 26 ott
- Tempo di lettura: 3 min
A Grinzane Cavour, l’asta curata da Christie’s conferma il Barolo come ambasciatore di cultura e responsabilità collettiva, tra enologia, arte e innovazione.
Barolo en Primeur, giunto alla sua quinta edizione, ha superato quest’anno il milione di euro in beneficenza, confermandosi una delle aste più significative nel panorama enologico internazionale.
Ma più che un traguardo economico, ciò che accade al Castello di Grinzane Cavour ogni ottobre è un limpido esempio di solidarietà: un incontro tra cultura del vino, filantropia e responsabilità collettiva. Questa quinta edizione, promossa da Fondazione CRC e Fondazione CRC Donare ETS in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, ha raccolto 1.108.300 euro, destinati a progetti sociali e culturali in Italia e nel mondo.
Sotto il martelletto di Cristiano De Lorenzo, direttore di Christie’s Italia, i 14 lotti di Barolo Gustava e le otto selezioni comunali hanno collegato in diretta Grinzane, New York e Londra.
È un’immagine potente: la sala del castello caro a Cavour e le finestre dei club internazionali di wine collectors, unite dallo stesso gesto, quello del dono. Ogni barrique — 270 bottiglie vinificate separatamente da Donato Lanati in base a esposizione, altitudine ed età delle viti — rappresenta un frammento di territorio che diventa in patrimonio condiviso.
«Superare di così tanto il milione di euro è un risultato straordinario» ha commentato Mauro Gola, Presidente di Fondazione CRC. «La forza del progetto risiede nella sua formula: associare ogni donazione a una singola barrique ha reso la solidarietà un gesto concreto e accessibile, capace di coinvolgere un pubblico sempre più ampio. È un modello che unisce in modo virtuoso eccellenza enologica e responsabilità sociale».

Nel corso delle cinque edizioni, Barolo en Primeur ha raccolto complessivamente oltre 4 milioni e mezzo di euro, sostenendo quasi un centinaio di progetti che spaziano dal recupero di edifici storici alla ricerca medica, dalla formazione dei giovani all’assistenza alle madri in difficoltà. Giuliano Viglione, Presidente di Fondazione Donare ETS, lo definisce «un simbolo di solidarietà e partecipazione collettiva, capace di unire il territorio a una visione globale. Le Langhe restano il cuore pulsante, ma i benefici si estendono ben oltre i confini locali».
Accanto alla dimensione benefica, l’asta conserva una forte componente simbolica e culturale. Ogni bottiglia di questa edizione porterà l’etichetta d’artista self-devouring figure di Giulia Cenci: un autoritratto a matita che riflette sui temi di identità, nutrimento e metamorfosi. È un segno coerente con lo spirito dell’evento, dove il vino diventa linguaggio e metafora di trasformazione, e dove il gesto del donare trova la propria estetica nella cura del dettaglio.
Un’ulteriore innovazione è il tag NFC "Autentico NFC", sviluppato da Tesisquare e Autentico Srl, applicato sotto l’etichetta per certificare origine e tracciabilità. Attraverso un semplice smartphone, ogni acquirente potrà accedere alla scheda digitale con le note enologiche di Lanati, il giudizio en primeur di Antonio Galloni e persino una webcam live sulla Vigna Gustava e sul Castello di Grinzane Cavour. Una scelta che traduce l’idea di trasparenza e fiducia — fondamentali nella filantropia — in un linguaggio tecnologico contemporaneo.

Per Sergio Germano, presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, «il successo di Barolo en primeur nasce dalla forza di due vini straordinari. È grazie a questi ambasciatori riconosciuti in tutto il mondo che abbiamo costruito un progetto che coniuga eccellenza e solidarietà. L’en primeur rappresenta una modalità di promozione e valorizzazione che dobbiamo continuare a far crescere: una vetrina internazionale in costante espansione, capace di mettere le Langhe in dialogo con mercati e collezionisti di tutto il mondo».
Nel grande teatro delle Langhe, dove la tradizione del vino incontra la sperimentazione tecnologica e la generosità diventa parte della narrazione, Barolo en Primeur segna un punto di svolta nel modo di intendere la cultura enologica: non più solo celebrazione del territorio, ma responsabilità condivisa.
È un modo diverso di parlare di eccellenza — meno autoreferenziale, più umano — che restituisce al vino la sua funzione più antica e contemporanea insieme: creare legami, costruire valore, generare futuro.


