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Eataly: alla radice del grano, per una filiera più trasparente

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 21 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Eataly lancia la sua prima filiera certificata: un modello di trasparenza che mette al centro la terra e chi la coltiva.


Con Eataly alla Radice, il gruppo fondato da Oscar Farinetti introduce un nuovo modello di filiera pensato per restituire valore alla materia prima e trasparenza al consumatore.


Il progetto, realizzato con il coordinamento scientifico dell’Università di Palermo e Slow Food Italia e verificato da RINA, debutta con quattro formati di pasta di semola di grano duro — spaghetti, linguine, paccheri e rigatoni — tracciati in ogni fase, dalla semina all’etichetta.


L’obiettivo è chiaro: costruire una filiera capace di misurare e migliorare nel tempo l’impatto su terra, acqua, clima e identità, i quattro pilastri individuati dal disciplinare tecnico. Non una certificazione statica, ma un percorso di miglioramento continuo ispirato ai principi dell’agroecologia.


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La filiera coinvolge tre realtà chiave. Nelle campagne foggiane, la Fondazione Siniscalco Ceci Emmaus e ATS Agri producono grano duro con pratiche agricole che integrano sostenibilità ambientale e inclusione sociale.


Il Molino De Vita, sulle colline dei Monti Dauni, trasforma il grano in semola mantenendo un approccio artigianale e familiare. Il percorso si chiude a Gragnano, con il Premiato Pastificio Afeltra, attivo dal 1848, dove la trafilatura al bronzo e l’essiccazione lenta preservano la qualità e il sapore autentico del grano.


La validazione del progetto è affidata a RINA, gruppo multinazionale di certificazione attivo in più di settanta Paesi, che ha verificato i requisiti tecnici e la conformità dell’intera filiera. Il suo intervento garantisce che i principi di tracciabilità e trasparenza dichiarati nel disciplinare siano effettivamente applicati in ogni fase, dal campo al confezionamento.


A differenza di molte operazioni di marketing “green”, Eataly alla Radice introduce strumenti concreti per garantire trasparenza: ogni confezione di pasta contiene un QR code che rimanda a un’etichetta narrante curata da Slow Food Italia, con informazioni sulle pratiche agronomiche, la provenienza e i percorsi di miglioramento adottati dai produttori.


Per Eataly si tratta di un primo passo verso una nuova generazione di prodotti a marchio, dove l’identità si costruisce a partire dalla filiera, non dal packaging. «Questo progetto rappresenta un impegno reale per costruire un modello tracciato e trasparente, a beneficio di clienti e produttori», ha dichiarato Andrea Cipolloni, CEO del gruppo.



Il progetto segna anche un punto di contatto tra il mondo della ricerca, dell’impresa e dell’agricoltura: un’alleanza che può ridefinire il concetto stesso di made in Italy. In un mercato che spesso semplifica la parola sostenibilità, Eataly alla Radice tenta di darle un contenuto misurabile e condiviso.


Dal 15 ottobre la pasta è disponibile sugli scaffali Eataly e, dal 25, nei menu dei ristoranti del gruppo con lo Spaghetto Eataly, piatto simbolo del progetto.


In un panorama alimentare dove la narrazione si è spesso sostituita alla sostanza, questa iniziativa prova a invertire la rotta: tornare alla radice significa partire dai fatti, dalle persone e dalla terra.



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