Le aste benefiche di Christie’s. Oltre il valore materiale: il potere culturale, emotivo e umano del vino
- Redazione
- 1 giorno fa
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Nelle aste benefiche il vino non è solo un bene da collezione, ma un gesto di responsabilità sociale, che unisce community, crea legami, sostiene progetti.
Il mondo delle aste benefiche dedicate al vino è un osservatorio privilegiato: qui il valore economico incontra quello simbolico, e un prodotto che nasce dalla terra diventa uno strumento per sostenere progetti, comunità , luoghi e persone.
Per chi frequenta questo mondo, il confine tra ciò che si dona e ciò che si riceve diventa sottile, quasi impercettibile. Il vino, più di altri oggetti da collezione, porta con sé una promessa di convivialità che trova nelle aste charity un terreno perfetto per esprimersi.
Cristiano De Lorenzo, Managing Director Italia di Christie’s, vive ogni anno due appuntamenti emblematici: Barolo en primeur, organizzato dalla Fondazione CRC Donare, e l’asta della Vendemmia di Montenapoleone in favore di Dynamo Camp. Due momenti molto diversi, eppure accomunati da un’intenzione condivisa: trasformare una bottiglia in un gesto per gli altri.

«In Europa, le aste benefiche di vino sono iniziate in Francia,» spiega De Lorenzo. «Anche nel nostro paese però non mancano iniziative charity legate al vino, di cui la più rilevante è Barolo en primeur. Spesso nelle aste solidali condotte da Christie’s figurano lotti di preziosi vini italiani e stranieri. Il vino è davvero uno dei prodotti italiani più prestigiosi, apprezzato in tutto il mondo. Trovo sia giusto che veicoli un messaggio positivo in supporto di cause meritevoli».
Non è solo questione di mercato: nelle aste benefiche emergono dinamiche emotive e sociali che raramente si vedono altrove. «L’obiettivo dei partecipanti è supportare un ente no profit vicino al loro cuore,» continua De Lorenzo. «L’importante per la maggior parte di queste persone è donare. Se riescono ad acquistare il lotto che più gli piace torneranno a casa felici. E il vino, in genere, fa felici un po’ tutti».
È una felicità che non dipende solo dall’atto di aggiudicarsi una bottiglia prestigiosa: riguarda il modo in cui quella bottiglia verrà condivisa, il pensiero del momento in cui verrà stappata, e l'impatto che genererà : «penso che un vino eccellente crei sempre emozione, soprattutto nella prospettiva di poterlo condividere con chi si ama».
E qui sta la differenza fondamentale: il vino non è un oggetto da contemplare, è un rito da consumare. Anche nelle aste di beneficenza, questa natura conviviale lo rende un mezzo potentissimo per raccogliere fondi, creare attenzione, unire community e persone che altrimenti non si incontrerebbero.
Guardando oltre, De Lorenzo vede un ecosistema in espansione: «un po’ tutte le categorie sono già presenti nelle aste benefiche. Non solo vino quindi ma anche arte, gioielli, orologi, borse e abbigliamento di lusso, design, fotografia e molto altro ancora». Il vino, però, rimane uno dei linguaggi più immediati: intuitivo, identitario, capace di creare empatia.
Lo sguardo internazionale lo porta Tim Triptree, International Director of Wines & Spirits di Christie’s Londra, che osserva il mercato globale da oltre vent’anni. Per lui, il mondo delle aste è qualcosa in continuo movimento: la geografia del collezionismo si è espansa, l’accesso si è trasformato, i comportamenti dei buyer sono cambiati con la digitalizzazione. «Le aste del vino evolvono, e lavorando come specialista del fine wine da oltre vent’anni ho certamente visto dei cambiamenti,» racconta. «I cambiamenti maggiori sono stati l’emergere dell’Asia, in particolare Hong Kong, come hub del fine wine dopo la rimozione dei dazi d’importazione nel 2008, e una globalizzazione del mercato: i collezionisti di vino pregiato sono ormai ovunque e la domanda è davvero globale».

Accanto ai nuovi mercati, si muovono anche nuove generazioni. «In Christie’s stiamo attirando una nuova generazione di collezionisti, e molti acquirenti sono Millennial,» osserva Triptree. «Ci siamo adattati, spostando la maggior parte delle aste online, e questo ha facilitato enormemente la partecipazione: i clienti possono fare offerte da casa, in modo semplice e immediato».
Il valore delle aste charity, per Triptree, sta in una dimensione quasi civile: «Le aste benefiche di vino sono eventi fantastici: i collezionisti possono acquistare vini eccezionali ed esperienze uniche, e allo stesso tempo contribuire in modo positivo a cause importanti». Qui il collezionismo incontra la responsabilità : l’atto di offrire diventa parte integrante dell’esperienza.
Per Triptree, la chiave del successo di molte aste risiede nella storia che accompagna le bottiglie. La provenienza non è un dettaglio tecnico: è ciò che definisce il carattere della collezione e il desiderio di chi l’acquista. «Le storie che accompagnano le collezioni vanno raccontate, e i dettagli di provenienza sono fondamentali,» spiega. Porta esempi che hanno segnato il mercato: «nel giugno 2025, le tre aste dedicate a The Cellar of William I. Koch: The Great American Collector, che hanno raggiunto 28,8 milioni di dollari, con il 100% dei lotti venduti. Nell’aprile 2024, la vendita Le Gavroche di vini eccezionali provenienti dal leggendario ristorante londinese, e nel luglio 2024 Last Treasures of the Avery Collection, un vero scrigno di vini straordinari appartenenti alla famiglia di uno dei principali wine merchant del Regno Unito».
Sul futuro, Triptree vede un panorama che mantiene solide radici ma che si apre a nuove rotte. «C’è sicuramente interesse per la sostenibilità e l’impatto del cambiamento climatico», dice. I grandi classici continuano a dominare — Francia, Italia, Spagna — ma cresce la presenza di regioni emergenti e produttori che puntano sulla qualità assoluta come passaporto per entrare nel mercato del fine wine. L’Italia, in questo senso, vive un momento brillante: «L’Italia è diventata sempre più importante nelle aste, con i vini della Toscana – in particolare i Super Tuscan come Tignanello, Ornellaia, Masseto e Sassicaia – che ottengono ottimi risultati, così come i grandi Nebbiolo del Piemonte». Un esempio? «Nel 2024 Christie’s è stata lieta di essere incaricata della vendita di vini eccezionali provenienti direttamente da Tenuta Tignanello: Finest and Rarest Wines Featuring Tignanello's 50th Anniversary Collection Direct from The Estate, tenutasi a Londra il 27 novembre 2024, e che ha registrato un successo straordinario con il 100% dei lotti venduti. Uno dei momenti salienti è stato una barrique da 225 litri di Tignanello 2024 venduta a 47.500 sterline, ben al di sopra della stima minima di 24.000 sterline».
Anche nella trasformazione, un aspetto resta centrale: la trasparenza della provenienza. «La provenienza è più importante che mai, e in Christie’s verifichiamo con attenzione tutti i dettagli relativi ai vini pregiati che proponiamo», sottolinea Triptree, ricordando ai collezionisti quanto sia necessario custodire ogni dettaglio se si intende rivendere i vini in futuro.
Nel dialogo tra De Lorenzo e Triptree, una cosa appare chiara: nelle aste benefiche il vino non è solo un bene da collezione, ma un gesto di responsabilità sociale, che unisce community, crea legami, sostiene progetti.
È una forma di partecipazione che invita a guardare oltre il valore materiale e riconoscere il potere culturale, emotivo e umano di una bottiglia. Ed è forse proprio per questo che le aste charity continuano a crescere: perché raccontano una storia che riguarda tutti.