Il cuore ostinato del Monferrato: Vicara e la strada del Grignolino
- Maria Bellotto

- 20 nov
- Tempo di lettura: 4 min
Per Vicara oggi il vino è responsabilità, gesto, eredità. Una cantina che continua a credere nel proprio territorio anche quando richiede tempo, fatica e un po’ di follia.
Nel cuore del Monferrato, a pochi chilometri da Casale, sorge Vicara, un’azienda vitivinicola che nasce dall’unione di tre piccole realtà agricole, ed è oggi un laboratorio di energie nuove, che combina esperienza, attenzione ai dettagli e un modo attuale di interpretare il vino.
«Siamo alla nostra terza giovinezza. Una banda di ragazzi pieni di idee, io un finto giovane, come dice mia figlia, e tanta voglia di fare le cose bene, con la testa e con il cuore» racconta Giuseppe Visconti, che nel 2017 ha raccolto con il cugino Emanuele Visconti il testimone di Vicara, per scrivere nuove storie, senza dimenticare le loro radici.
La filosofia di Vicara ruota intorno alle varietà locali, grignolino, barbera e freisa, alla storia del territorio e alla volontà di fare le cose “per bene”, senza forzature. Una filosofia che si fonda sui tre valori di Vicara: autenticità, coraggio e cura. Oltre che una ricerca instancabile, anima della cantina, che si definisce ribelle, ma con una causa nobile e che può contare su 33 ettari di vigna, su tre palcoscenici naturali: Vadmon, Crosia e Bricco Uccelletta.
La forza di Vicara si fonda infatti anche sulla complessità dei suoi vigneti. «Siamo nati dall’unione di tre piccole aziende agricole e da tre famiglie fondatrici: Visconti, Cassinis e Ravizza». Certo, come spiega Visconti, avere appezzamenti in cinque diversi comuni è un impegno enorme dal punto di vista logistico e organizzativo, «ma questa complessità nasconde un’enorme quantità di varietà. Il grignolino che viene da una zona è molto diverso da quello dell’altra. Abbiamo miscelato terroir diversi per creare prodotti che hanno una complessità che si percepisce». E continua: «cerchiamo di vinificare terreni dello stesso terroir, per capire bene cosa ci dà esattamente quel tipo di suolo. Siamo sempre in una fase di ricerca ed esplorazione».
Il grignolino, vitigno autoctono piemontese tra i più antichi della regione, coltivato soprattutto nel Monferrato e nell’Astigiano, è una varietà particolare, identitaria, spesso definita “capricciosa” per via della sua sensibilità in vigna e della produzione ridotta. E proprio per questo è diventato un po’ il simbolo di Vicara e del loro approccio, con il .G, grignolino del Monferrato Casalese, dai profumi di rosa canina, pepe bianco e frutta rossa fresca: «è un esempio di Grignolino tradizionale, con un’origine antica», racconta Visconti. «Le prime tracce risalgono al 1246, in un contratto tra la chiesa della diocesi di Casale Monferrato e un mezzadro costretto a piantare quello che all’epoca si chiamava Barbesino».
Visconti racconta come, negli anni Ottanta e Novanta, il Grignolino fosse stato oscurato dal fenomeno della Barbera in barrique, «un trend trainato dalla Germania, che voleva vini corposi, tanta sostanza, tanto legno», mentre il Grignolino «era fatto un po’ più come un bianco e ha perso terreno». Ma Vicara non ha mai smesso di crederci. «Abbiamo triplicato la produzione di Grignolino e continueremo a farlo: il futuro lo vedo lì».
Ma la sperimentazione e l’amore di Vicara per il grignolino non finiscono qui. Dalle uve del grignolino, nasce infatti un’altra bottiglia simbolo della cantina, il Domino, spumante brut rosé, che da solo incarna due bellezze del territorio, come spiega Visconti. «Da un lato il Domino mi permette di esplodere il concetto di tutto quello che significa Grignolino per noi e per il Monferrato. E poi Federico Martinotti, nato a Villanova Monferrato, l’inventore della spumantizzazione». Insomma, una bottiglia che racconta di valori e storia del territorio, ma con un’etichetta dal respiro internazionale: «è un’illustrazione del premio Pulitzer Rube Goldberg, di cui ho conosciuto la nipote» racconta.
È facile quindi capire come l’approccio di Vicara sia ben lontano dall’omologazione, e che i Visconti puntino soprattutto su vinificazioni e fermentazioni spontanee, processi legati alla tradizione e al rispetto per il territorio e i prodotti. Sempre però con un occhio alla sperimentazione, altra cifra stilistica della cantina: nuove vinificazioni, nuovi cloni, nuove etichette.
Sperimentazione che punta ovviamente anche sulla sostenibilità, con un percorso verso una produzione biologica che è stato lungo e personale: «ci ho messo cinque anni, ma abbiamo già il grignolino .G biologico e piano piano entreranno tutte le vigne». Ma cosa significa bio per Vicara? «Fare biologico vuol dire dare una vita più lunga alla pianta, avere qualità migliore del frutto, della vigna. Noi la stimoliamo con il sovescio, piantiamo colture erbacee che aiutano a ossigenare il terreno. È una forma di generosità nei confronti della terra, è un po’ ridare indietro quello che prendiamo».
Questa filosofia si riflette anche nel modo di lavorare. «Sono tre i valori su cui puntiamo in azienda: la cura, l’autenticità e il coraggio. La cura del prodotto, delle persone, dei dettagli. L’autenticità, perché il prodotto deve rappresentare la varietà, il territorio, le persone che lo rappresentano. E poi il coraggio, perché fare agricoltura vitivinicola nel Monferrato è un atto ostinato e ribelle. È dura, soprattutto se scegli una strada stretta come la nostra».
Il coraggio, in fondo, è anche aprirsi al nuovo. Dopo anni di lavoro concentrato sul prodotto, Vicara ha scelto infatti di dedicarsi anche all’accoglienza. «Abbiamo ampliato la struttura per accogliere i clienti, per essere più accoglienti verso l’esterno e valorizzare ancora di più il territorio. Crediamo fermamente che sia importante avere un rapporto diretto con il cliente, e il sogno è quello di diventare un punto d’incontro, creando occasioni di incontro più informali».
Alla fine, ciò che resta di Vicara è l’immagine di un’azienda che non ha mai scelto la via comoda. Puntare tutto su un vitigno fragile e antico come il Grignolino, lavorare appezzamenti sparsi, convertire al biologico con pazienza, costruire un team giovane in un territorio complesso: sono decisioni che richiedono coraggio.
È un coraggio ostinato, che racchiude in sé tradizione e sperimentazione, memoria agricola e sguardo al futuro, che punta tutto su varietà locali e dimenticate, fuori dagli schemi.
Vicara oggi cammina su questa linea sottile, dove il vino non è solo prodotto, ma responsabilità, gesto, eredità. Una cantina che continua a credere nel proprio territorio anche quando richiede tempo, fatica e un po’ di follia. Una strada non battuta, ma profondamente loro e per dirla con le parole di Visconti, che richiede di mandare «un pochino il cuore oltre l’ostacolo».
















