DROOTS: dove i ricordi di famiglia diventano radici e condivisione, in chiave vegetale
- Redazione
- 6 giorni fa
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«Vorremmo raccontare i ricordi delle nostre famiglie che quando portavano qualcosa a tavola lo facevano con tutto l'amore possibile»
A Torino, DROOTS è un esperimento vivo di cucina vegetale, portando in tavola un’idea di cibo capace di unire memoria contadina, ricerca e cultura urbana.
Tutto è iniziato con un dolce che sapeva di sorpresa: gelato al sedano e sedano marinato, come racconta Jimmy Cannizzaro, chef e founder di Droots. «Me lo ricordo ancora precisamente, lo preparò Mattia, un grande amico e compagno di avventure tuttora. Da lì capii che questo sarebbe stato il mio lavoro e che un giorno avrei aperto qualcosa di personale».
Da quell’assaggio nasce un percorso che oggi si chiama DROOTS, ristorante pop-up e laboratorio culinario che racconta la cucina vegetale in modo nuovo, urbano e diretto. «Ufficialmente DROOTS è nato nel corso del 2025,» spiega Cannizzaro. «Ma se dovessi identificare il momento nel quale ho iniziato ad immaginare un progetto che rispecchiasse la mia persona andrei sicuramente indietro di molti anni».
L’idea di un pop-up nasce dal desiderio di muoversi, di incontrare, prosegue: «ho immaginato un ristorante pop-up per avvicinarmi alle persone con più facilità possibile. Viaggiando e occupando le cucine di amici e ristoranti che ci ospitano, creiamo connessioni e legami in tutta Italia. Questo fa sì che il progetto venga conosciuto più velocemente e che il nostro bagaglio umano e professionale cresca ad ogni tappa».
DROOTS non è quindi solo cucina, ma un modo di creare comunità attorno al gusto, a quel gesto semplice e umano del condividere: è un modo di intendere la cucina vegetale che si traduce in una filosofia estetica che ribalta la consuetudine.
«Siamo stati abituati a riconoscere la bontà di un piatto in base alla sua estetica e al posizionamento o meno di germogli con nomi impossibili,» spiega Cannizzaro. «Noi procediamo al contrario: costruiamo un piatto con grandi materie prime e un gusto incisivo e d’impatto per poi vestirlo di un’estetica altrettanto forte».
È un approccio diretto, sincero, dove la forma nasce dal sapore e non viceversa. «Definiamo la nostra cucina "urbana" poiché siamo cresciuti in campagna, in grandi cascine che nei mesi estivi diventavano la nostra "estate ragazzi", ma ci adoperiamo per portare la genuinità di quei momenti in città, che in questo momento ci ospita e che ci sta regalando grandi soddisfazioni».
E non per nulla, questo legame con la terra (e con le nonne) attraversa ogni piatto, ogni gesto, diventa valore fondante per DROOTS, e per Cannizzaro che trae dalle lunghe passeggiate per boschi e campagne con la bisnonna la sua ispirazione, lo conferma: «nei pomeriggi estivi salivamo sul sellino della Graziella e andavamo in cerca di more di rovo per poi passare a prendere in prestito al vicino qualche pannocchia di mais da abbrustolire al nostro ritorno. Momenti semplici che mi hanno reso più consapevole dell’importanza delle materie prime, facendomi innamorare del gusto del selvatico». È da qui che nasce la loro idea di tradizione, una memoria fatta di gesti più che di ricette, di dettagli, consistenze o ingredienti: «sviluppiamo un’idea e cerchiamo di renderla contemporanea tramite le tecniche e il nostro background gustativo».
Ma DROOTS non è solo memoria, è anche manifesto. «DROOTS nasce come progetto culinario che possiede un manifesto interno dove l’inclusività e la lotta contro ogni forma di discriminazione fanno da pilastri. Siamo semplici cuochi ma crediamo fortemente che proprio il cibo e la comunicazione attraverso esso siano un mezzo potentissimo per schierarsi dalla parte giusta e far sentire la propria voce». Qui, la cucina vegetale, solo apparentemente selettiva, diventa invece un gesto di apertura: «forse non siamo del tutto inclusivi perché proponendo una cucina vegetale escludiamo chi vuole godere del sapore della carne o dei prodotti ittici, ma d'altro canto abbracciamo tutte quelle persone che, come noi, negli anni sono state costrette a mangiare pasta al pomodoro in ristoranti onnivori perché vegetariane o vegane».
E parlando di progetti e collaborazioni all'insegna di una cucina vegetale, viene spontaneo chiedersi quale sia stata quella che più ha segnato il percorso di Droots: «può sembrare provocatorio ma risponderei “la prossima”» dice Cannizzaro. «Ci sono state sicuramente esperienze importanti, come il primo evento by DROOTS, quando per la prima volta il nostro lavoro è stato apprezzato e pubblicizzato da ristoratori e persone del settore che proponevano un menu onnivoro, ma sono state appagate da quello che hanno assaggiato. Le collaborazioni e gli eventi futuri però ci regalano un’adrenalina speciale che ci porta a migliorare».
Le radici da custodire restano sempre le stesse: la terra, i ricordi, le imperfezioni. «Vorremmo raccontare e portare con noi i ricordi delle nostre famiglie che non rappresentavano lo stereotipo della famiglia perfetta, ma che quando portavano qualcosa a tavola lo facevano con tutto l'amore possibile. Pensandoci, ci sono piatti della mia famiglia che vengono ricordati soprattutto perché imperfetti, come il tiramisù troppo liquido di nonna o le ridondanti torte salate di mia mamma».
È da lì che nasce la loro idea di ospitalità: un invito a sentirsi parte della storia di famiglia, personale, di un vissuto. «Vorrei che chiunque viva un'esperienza con noi si senta parte della nostra storia in modo attivo. Ed è per questo motivo che al termine di tutti gli eventi passiamo tra i tavoli per conoscere le storie delle persone sedute e i loro ricordi, che faranno parte per sempre di DROOTS».
E poi c’è il futuro, che ha radici salde e voglia di guardare lontano. «Le direzioni da esplorare sono molte, soprattutto per quanto riguarda le nuove tecniche che stanno rivoluzionando la cucina vegetale. Stiamo approcciando a nuovi metodi per trattare ortaggi e frutta senza ricorrere a seitan, tempeh, tofu o carne stampata, lavorando su texture e profondità del sapore».
L'obiettivo è chiaro, e dolce come un ritorno: «Ci piace viaggiare e scoprire nuove realtà gastronomiche, ma un giorno vorremmo trovare casa, magari in mezzo al bosco, un luogo dove gli ospiti possano vivere la nostra atmosfera e il nostro concept dandoci la possibilità di conoscere le loro storie». E sicuramente quello di DROOTS è un viaggio che varrà la pena seguire da vicino.